Il rinnovo automatico di un abbonamento, presente in molti contratti di servizi come quelli per la pay-TV, le piattaforme di streaming, le palestre o le polizze assicurative, è un tema che solleva non poche questioni legali e di equità. Questi rinnovi, definiti taciti, comportano che un servizio venga rinnovato per un ulteriore periodo alla scadenza, senza che il consumatore debba fare nulla, a meno che non decida di disdire il contratto in tempo.
Il rinnovo automatico di un contratto non è di per sé illecito, ma deve rispettare alcune condizioni fondamentali per essere considerato legittimo. Innanzitutto, se un contratto prevede il rinnovo automatico, questo deve essere esplicitamente indicato, e le parti coinvolte (fornitore e consumatore) devono essere consapevoli delle condizioni che regolano tale rinnovo. In genere, il contratto si rinnova a tempo indeterminato, con la possibilità di disdetta da parte di una delle due parti.
Il problema sorge quando i consumatori, al momento della firma, non prestano attenzione a tutte le clausole del contratto, e si accorgono del rinnovo solo al momento del pagamento. Le normative esistenti prevedono che la trasparenza sia garantita, in modo che nessuna parte del contratto venga omessa o nascosta.
Secondo il Codice Civile italiano, chi predispone moduli prestampati deve rendere particolarmente evidenti le condizioni contrattuali, inclusi gli eventuali rinnovi automatici. In particolare, le clausole vessatorie, quelle che potrebbero creare uno squilibrio tra le parti, devono essere evidenziate e sottoposte a una seconda firma, in modo che il consumatore possa prendere atto delle condizioni che potrebbero rivelarsi svantaggiose. Se una clausola di rinnovo automatico non è correttamente sottoscritta o non è stata adeguatamente evidenziata, essa è considerata illegittima.
Un’altra situazione di criticità si verifica quando il termine per la disdetta è troppo anticipato rispetto alla scadenza del contratto. Ad esempio, se un contratto annuale di pay-TV prevede che il cliente debba disdire sei mesi prima della scadenza, questo periodo potrebbe essere considerato eccessivo. Viceversa, in contratti a lunga durata, come quelli per la manutenzione di ascensori, sei mesi di anticipo per la disdetta potrebbero essere considerati ragionevoli.
Se ci si trova di fronte a un rinnovo automatico non desiderato o se le condizioni contrattuali non sono chiare, è sempre consigliato rivolgersi a un esperto che possa esaminare il contratto e chiarire se vi sono condizioni vessatorie o se il termine di disdetta è eccessivo. Inoltre, è fondamentale fare attenzione alle comunicazioni inviate dall’azienda, soprattutto quando si avvicina la scadenza di un contratto con rinnovo tacito, per non trovarsi a pagare un servizio non più utile o vantaggioso.