In Italia si buttano via circa 15 miliardi di euro di cibo ogni anno, di cui solo 3 miliardi sono legati alla filiera della produzione – distribuzione, mentre ben 12 miliardi finiscono nel bidone dell’umido domestico. Dallo studio del progetto “60 Sei Zero – Spreco Zero” dell’università di Bologna, risulta che ognuno di noi non consuma circa 80 Kg di cibo annui, prevalentemente a causa di tre fattori: acquisti eccessivi, scadenze non rispettate, scarsa pianificazione dei pasti. Gli alimenti più frequentemente sprecati nelle nostre case includono bevande analcoliche, legumi, frutta fresca, pasta e pane.
Tra frigorifero e dispensa abbiamo a disposizione un piccolo tesoretto. Ragionando per medie familiari, ogni nucleo getta circa 2,4 kg di cibo al mese, per un valore di 28 euro, ben 336 euro letteralmente persi ogni anno. Come fare per recuperarne almeno una parte? Dalle indagini emerge che per ridurre lo spreco il 65% degli italiani ha dichiarato di controllare accuratamente la dispensa prima di fare la spesa, il 61% di congelare il cibo in scadenza e il 54% di cercare di cucinare solo la quantità di cibo di volta in volta necessaria.
Fortunatamente, secondo il rapporto “Waste Watcher” (sprecozero.it), la sensibilizzazione e le campagne informative sul tema stanno producendo un cambiamento fortemente positivo nella popolazione: oggi il 64% degli italiani dichiara di gettare cibo solo una volta al mese o meno, rispetto al 50% che lo faceva quotidianamente nel 2014. Inoltre, il 38% degli intervistati afferma di aver ridotto la quantità di cibo non consumato rispetto a due anni fa. Tuttavia il cibo è ancora percepito come la principale fonte di spreco, con il 74% degli italiani che lo identifica come il settore in cui si spreca di più. Inoltre, risulta che non bisogna abbassare la guardia, perché dai dati del 2024 emerge un aumento di cibo non consumato rispetto al 2023 di circa l’8% in peso: significa che compriamo cibo per tredici mesi avendone solo dodici a disposizione per mangiarlo.
Relativamente allo spreco alimentare nella grossa distribuzione organizzata, nei supermercati e nella ristorazione, sono attive da tempo diverse campagne di recupero di prodotti alimentari vicini alla scadenza o non vendibili per questioni estetiche, che vengono poi distribuiti a realtà di aiuto, realizzando azioni ad alto valore sociale e dimostrando l’importanza della collaborazione tra negozi ed enti del terzo settore. L’Unione Europea si è posta l’obiettivo di dimezzare lo spreco alimentare entro il 2025, e si sta lavorando per rendere l’educazione alimentare parte integrante dei curricula scolastici in tutti gli Stati membri. Nonostante i progressi, c’è però ancora molto da fare per combattere lo spreco alimentare in Italia.
Oltre alle questioni di economia domestica, buttare via il cibo ha un impatto ambientale doppiamente negativo. Si pensi a quanta acqua, terra ed energia sono necessarie per produrre gli alimenti, e si aggiungano a queste i carburanti delle macchine agricole e quelli dei trasporti. Infine si sommino le emissioni di CO2 prodotte per trasportare e smaltire il cibo non consumato. Ridurre lo spreco alimentare non solo aiuta quindi a risparmiare direttamente risorse economiche personali, ma è anche un’azione importante per combattere il cambiamento climatico e ridurre le emissioni clima-alteranti globali.
Bastano pochi piccoli gesti per buttare via meno cibo, risparmiare e fare del bene al pianeta:
- comprare solo il necessario e scegliere le confezioni adatte al consumo familiare effettivo;
- controllare spesso le scadenze delle provviste già presenti in dispensa e in frigo;
- usare in modo furbo il congelatore;
- non lasciarsi ammaliare troppo dalle offerte tre per due o simili;
- fare una buona lista della spesa a cui attenersi rigidamente;
- non recarsi al supermercato da affamati.
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