Il Climate Risk Index 2025, recentemente pubblicato dall’organizzazione ambientalista Germanwatch, offre una panoramica dettagliata sull’impatto devastante degli eventi meteorologici estremi negli ultimi tre decenni. Secondo il rapporto, tra il 1993 e il 2022, si sono verificati oltre 9.400 eventi climatici localizzati, che hanno causato la morte di quasi 800.000 persone e perdite economiche stimate in 4,2 trilioni di dollari (fonte: germanwatch.org). Il rapporto evidenzia che nazioni come Dominica, Cina e Honduras hanno subito gli impatti più severi da alluvioni, tempeste e ondate di calore durante questo periodo. In particolare, la Dominica ha affrontato perdite economiche che, in alcuni casi, hanno superato il suo intero prodotto interno lordo a causa di singoli eventi meteorologici estremi. Questo piccolo stato insulare dei Caraibi ha subito nel 2017 l’uragano Maria, che ha causato danni pari al 226% del suo PIL, evidenziando la vulnerabilità delle piccole nazioni insulari agli eventi climatici estremi.

 

Ma quali sono i dati relativi al nostro Paese?

È preoccupante constatare che l’Italia emerge come il paese europeo più colpito, posizionandosi al quinto posto a livello globale nell’indice. Le ondate di calore, in particolare quelle del 2003 e del 2022, hanno provocato oltre 38.000 decessi e perdite economiche stimate in circa 60 miliardi di dollari. Gli eventi meteorologici estremi sono in aumento: il rapporto sottolinea un incremento sia nel numero che nell’intensità di eventi come alluvioni, siccità, tempeste e ondate di calore, specialmente nei paesi del Sud del mondo. Tuttavia, anche nazioni europee che si affacciano sul Mediterraneo, come Italia, Spagna e Grecia, hanno registrato un aumento significativo di tali eventi, entrando tutte e tre tra i primi dieci posti dell’indice. Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia di WWF Italia, afferma che “I Paesi del Mediterraneo dimostrano di essere i più colpiti dagli eventi climatici estremi, il cui aumento in numero e intensità è legato alla crisi climatica. Non solo: i Paesi del nord del Mediterraneo stanno già soffrendo moltissimo. L’impatto di alluvioni e ondate di calore colpisce la popolazione e le attività economiche.

 

Occorre agire. Midulla ha sottolineato l’urgenza per il governo e il parlamento italiani di intraprendere iniziative concrete per rilanciare l’azione climatica, sia a livello nazionale che internazionale, e di attuare il Piano di adattamento climatico (PNACC), approvato dal Ministero dell’Ambiente ormai nel lontano dicembre 2023, ancora rimasto abbondantemente solo su carta. È fondamentale garantire i fondi necessari per la transizione ecologica e sostenere i paesi del Sud del mondo nell’affrontare la crisi climatica. L’ondata di calore del 2003 è considerata una delle più letali nella storia europea, ha causato circa 70.000 morti nel continente, con l’Italia tra i paesi più colpiti.

 

In sintesi, il Climate Risk Index 2025 mette in luce la necessità immediata di adottare misure efficaci per mitigare e adattarsi ai cambiamenti climatici. La crescente frequenza e intensità degli eventi meteorologici estremi richiede una risposta globale coordinata per proteggere le vite umane e ridurre le perdite economiche. Non è banale dire che non c’è più tempo da perdere.

 

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